#02 alla fine, mio malgrado, è uscita fuori una newsletter molto trap
parliamo di quei trend e fantasmi che ci perseguitano ancora
Ciao, questa è Sobremesa Numero Due!
Non vedevo l’ora arrivasse ottobre: non so per voi, ma per me settembre è stato lungo, tanto pesante e altrettanto pensieroso. Quindi spero come minimo di concluderlo come Rihanna qua in basso che, ti prego, ottobre, non ce la farei ad affrontarlo diversamente!
Comunque non vi voglio ammorbare con i miei ✨pensieri intrusivi✨ e per questo secondo appuntamento abbiamo un sacco di cose da dirci. Non parleremo del dissing del momento o del caso Diddy, ma andremo a rispolverare qualche zombie dal cimitero dei microtrend per restare in tema Halloween, ovviamente.
1. Eskereeeee/esghereee
Vorrei partire da questo termine che ha pervaso tutto il 2017 e che, fino al 2018, era sulla bocca di tutti: poi ha smesso di esistere (e grazie a Dio, diranno molti!).
Quindi da dove nasce questo inglesismo? Ovviamente negli USA e, più precisamente, spunta dal mondo del rap e della trap ed è la riduzione della frase “let’s get it!”: un'esclamazione usata per esprimere entusiasmo o accordo tra i giovani (“facciamolooo!”)
L’apripista qui in Italia è stato nientepopodimeno che Bello Figo con la canzone Le mie Jordan: cosa che mi ha lasciata abbastanza di stucco ma, in effetti, riflettendoci un secondo di più, forse non è così tanto strano.
Ma il merito per l’uso quotidiano nello slang dei giovani italiani del 2017 va alla Dark Polo Gang che l’ha iniziato ad usare così tanto nelle canzoni o nelle interviste che è diventato un termine quasi “generazionale”.
Poi la DPG si è sciolta e addio eskere.
2. once Bufu forever bufu
Ed ecco il secondo regalo che ci ha fatto la Dark Polo Gang: il termine Bufu! Poi giuro di chiudere con la DPG in questa newsletter (più o meno)
Noi ridiamo e scherziamo ma questo termine è stato inserito nel vocabolario Treccani nel 2018 quindi è ufficialmente un neologismo della lingua italiana: indica, infatti, qualcuno di poco valore o fuori contesto, usato con l’intento di ridicolizzare l’interlocutore.
Ma Bufu nasce in origine con un altro significato : la prima volta che sentiamo questo termine è nel film How High aka Due Sballati al College del 2001 dove lo troviamo cucito sulla felpa di Tuan (un amico dei protagonisti). Nella versione originale (perchè nella versione italiana è stato tradotto in modo diverso) si spiega che è un acronimo di “Buy Us Fuck U” ma in realtà è la parodia di un vero brand di abbigliamento streetwear, la FUBU del 1992.
So now you know.
3. vi ricordate quando parlavamo in cörsivœ?
Non potevo non riesumare dal cimitero dei micro trend che ci hanno lasciato troppo in fretta questo caposaldo. Il cörsivœ è un trend linguistico nato su TikTok da Elisa Esposito nel 2022. Classe ’03, si definisce la “prof del corsivo”, essendosi inventata un format in cui spiega come parlarlo: consiste cioè nel pronunciare le parole in modo allungato e canzonante, amplificando leggermente i suoni delle vocali ("Ciaaoooo amiiioooo”). È usato in maniera ironica per imitare l’accento tipico delle ragazze milanesi (lo dice lei stessa in un’intervista).
Comunque Elisa non è la prima; infatti gli investigatori di TikTok hanno segnalato che la prima a fare uso del cörsivœ è stata la tiktoker Chaimaa Cherbal. Di chiunque sia la paternità del cörsivœ, certo è che possiamo catalogarlo nella sezione dei micro trend morti e sepolti; tanto che la stessa Elisa Esposito, diventata influencer a tutti gli effetti, dopo aver pubblicato un libro, ha smesso di cavalcare l’onda del cörsivœ, si è chiusa l’account TikTok (per via dei soliti hater) e si è aperta un OnlyFans.
Ciao amïo.
4. la febbre degli NFT
Eccoli, ve li ricordate? Io sì perchè ci ho sperato un sacco e cercato di capire anche io come monetizzare, ma ovviamente non c’ho capito granché. Ma partiamo dall’inizio: che sono? Quando spopolano? Perchè spopolano?
Il termine NFT significa non-fungible token cioè “gettone non riproducibile” (fonte) quindi qualcosa di unico; infatti chi acquista un NFT non sta acquistando l’opera digitale in sé, ma la possibilità di dimostrare un diritto su di essa. Quest’opera digitale (o vera e poi resa digitale) ha un preciso codice di riferimento nel linguaggio di internet che cambia anche soltanto duplicandola e ciò la rende unica. Senza impelagarci in un ginepraio anche sulla blockchain (amo no è complesso), ci basta sapere che per comprare un NFT si usano le criptovalute (ad es. Ethereum) e che Opensea è un marketplace di NFT.
Quando questa possibilità è stata scoperta c’è stata una cosa molto simile alla caccia all’oro in America, per cui tutti cercavano di accaparrarsi un’opera d’arte digitale (nella speranza di rivenderla a molto di più) o creavano NFT nella speranza di venderli e farci i soldoni.
Ma in realtà chi ci ha davvero guadagnato sono quegli artisti che già avevano una community e hanno quindi cavalcato un’onda.
Se avevate investito in NFT e ora valgono due noccioline è proprio perchè il mercato è diventato saturo e il valore si è abbassato; pensate però a Justin Bieber che aveva comprato nel 2022 un NFT Bored Ape a 1,2 milioni di dollari e che, ad oggi, il suo valore si aggira intorno ai 47.300 $. Non un grande anno per te Justin.
5. 🤙 🤙 🤙 Lesgoski 🤙 🤙 🤙
Ma anche Letzgoski, Lesgosky, Letsgosky, Letsgoski.
In qualsiasi modo vogliate chiamarlo, quest’espressione ha permeato la nostra For You Page (o almeno la mia). Rigorosamente pronunciato con impeto, roteando velocemente la mano in questo modo > 🤙, come se stessi impugnando un telefono a cornetta (se non sai cosa sia, apri qui) (se lo sai, clicca qui). Lo si usa per esprimere gioia dopo una vincita o dopo un’azione ben riuscita su Fortnite.
Molti lo attribuiscono allo streamer Blur dato che l’audio di un suo spezzone è stato ripreso da un ampio numero di utenti. Ma in realtà non ha fatto altro che renderlo virale; infatti il primo a usarlo come espressione di gioia è stato marino_ski che ha voluto giocare con il suo nome da streamer unendolo al “Let’s go!”. Se ve lo stavate chiedendo, è andato talmente tanto virale ed è stato talmente tanto usato sui social che ne ha anche fatto un merch con questo termine.
7. Questo è un trend vivo che spero continui a vivere a luuuuungo
Che siano benedetti i bar à vin!
Avete presente che da circa due anni hanno aperto tutti questi localini che presentano un’arredamento moderno ma retrò con un menù corto composto da piatti dalle dimensioni ridotte ma invitanti e vini naturali? Ecco, adesso parliamo di questo e di quanto io AMI FOLLEMENTE questo format di locale. Non mi piace sbilanciarmi e dare un giudizio ma se c’è qualcuno all’ascolto che mi vuole portare fuori, amo scegli un locale del genere.
Sarà stato il periodo post Covid che ci ha ricordato l’importanza e la bellezza delle chiacchiere al tavolo, condividendo e bevendo del buon vino (e non alcol scadenti che a 30 anni poi sto con emicranie e mal di pancia); sarà stata anche un po’ una nota vagamente nostalgica che ci riporta a quei tempi in cui nei bar nascevano idee, si facevano discorsi sull’arte, la politica, la filosofia, la musica e che forse si era un po’ perso nel vortice di un’epoca molto commerciale; sarà quel che sarà ma per me è un format vincente. Finalmente posso assaggiare almeno mezzo menù realizzato con ingredienti locali da piccoli e medi produttori (il che mi fa sentire meno in colpa in questo periodo di ecoansia) senza dovermi per forza ingozzare.
Quindi ecco una lista di posticini a Milano che secondo me vale la pena provare: Bicchierino Bar, Ultramarino, Silvano Vini e Cibi, Vinotheque (poco cibo ma vini francesi fancy), Minerale, Sidewalk Kitchen con Enoteca Frizzante. Bar Paradiso e Bar Nico non li ho ancora provati ma vi saprò dire.
A Roma invece consiglio Circoletto, Avanvera (di Sara Cicolini, chef di Santopalato), Fischio (di cui fa parte Becco); che fanno parte della mia lista “da provare” ci sono Vecio, Ruvido, Piano C, Sospeso, Mostro, Vinificio. Conoscete posticini simili? Scrivetemi 📩
Speciale : “Chiara dice che mi adora”
Lo so, vi avevo detto che non avrei parlato del dissing Tony Effe - Fedez ed infatti non lo farò! Ma questo mi fornisce un’ottima opportunità per elencarvi tre dissing che sono il mio impero romano:
Ice Cube vs N.W.A : è il 1991 e questo è un dissing iconico per la scena rap americana. La storia è che Ice Cube si stacca dal gruppo N.W.A. perché, a detta sua, il manager stava diventando ricco a discapito del gruppo. Gli altri in un brano lo definiscono un traditore e Ice Cube si è arrabbiato, dissandoli a sua volta. Non vorrei spoilerarvi troppo (anche perchè è molto volgare) ma vi consiglio caldamente di vedere Straight Outta Compton per capire cos’erano quegli anni e come siano nati grandi nomi come Ice Cube, Dr Dre e Snoop Dog.
Mariah Carey vs Eminem: Why you so obsessed with me, boy, I wanna know! Cantava Mariah nel suo videoclip “Obsessed”, in cui interpreta un fan ossessionato dalla diva che ricorda un po’ troppo Eminem. Il beef tra i due sarebbe nato perchè il rapper sosteneva di avere avuto una relazione con la cantante, mentre lei era ancora sposata. Il dissing in sé non è granché, ma Mariah vestita da uomo mi spezza.
Questo dissing. E non dico altro.
Chiuderei questa Sobremesa Numero Due, augurandovi di passare il mese di ottobre con la stessa gioia di 50 Cent quando ha saputo che il suo arcinemico P.Diddy era stato arrestato e che ha prontamente venduto a Netflix la docuserie che preparava da decenni contro di lui con prove, testimonianze e informazioni.
Quest’uomo (non a caso del cancro come me ♋️) ci ha dimostrato che essere pazienti (tanto pazienti) può ripagare (a volte).
Ciao Ciao
Salutini